Recupero crediti e ritardi nei pagamenti

Il problema del recupero crediti e dei pagamenti, in ritardo, da parte della Pubblica Amministrazione alle imprese è molto attuale. Emergono ancora numerose le problematiche da affrontare, nonostante le nuove misure introdotte dall’Europa. Lavorando con la PA, risulta spesso difficile riuscire a gestire la ripresa economica, evitando possibili ritardi nei pagamenti. Proviamo qui a fare il punto della situazione odierna.
INDICE:
Pagamenti: pubblici, privati e di settore
Da un lato si registra un rilevante miglioramento dei tempi di pagamento dalla Pubblica Amministrazione alle imprese italiane. Ciò sembrerebbe dovuto ad una riduzione degli impedimenti legali al pagamento da parte delle amministrazioni pubbliche dei debiti di fornitura.
Di contro, nel privato peggiorano i tempi effettivi (sempre più allungati) di pagamento nelle transazioni commerciali. Una nota negativa anche in merito alla valutazione dell’efficacia delle misure sul rimborso dei costi di recupero crediti e i risarcimenti dei danni. Nota positiva, invece, sull’effettivo incasso degli interessi di mora. Complessivamente, le aziende private devono ancora riscuotere, nei confronti della PA, una somma che sfiora i 70 miliardi di euro.
Infine, facendo una distinzione per settore merceologico, sembrerebbe che il settore maggiormente in difficoltà sia quello del commercio al dettaglio. Nello specifico, si registra solo il 26% delle imprese puntuali nel pagare, mentre il 20% mostra evidenti difficoltà. Invece, nel settore dei servizi finanziari, ben 46,3% dei casi paga puntuale. Gravi ritardi nei pagamenti solo nel 9,5% dei casi.
Quadro sui pagamenti nell’UE
Riportiamo qui in maniera schematica i dati ufficiali della Commissione Europea riguardo tempistiche e modalità di pagamento adottate dagli Stati Membri:
- i tempi medi di pagamento nell’UE si stanno riducendo lentamente, sia nel pubblico che nel privato;
- l’imposizione di lunghi termini di pagamento da parte delle grandi imprese alle piccole e medie imprese, è solitamente accettata dalla maggior parte di queste ultime per non danneggiare i rapporti;
- anche nel settore privato, per non danneggiare i rapporti commerciali, circa il 50% dei creditori preferisce rinunciare ad applicare gli interessi di mora e a chiedere il risarcimento dei costi di recupero crediti.
La Direttiva europea ha stabilito i seguenti tempi massimi entro i quali devono essere effettuati:
- i pagamenti tra privati: le fatture dovranno essere pagate a 60 giorni;
- i pagamenti tra i privati e la Pubblica Amministrazione: le fatture dovranno essere pagate a 30 giorni.
Alcuni dati sui debiti commerciali in Italia
In Italia, prima che la Pubblica Amministrazione saldi i propri debiti commerciali nei confronti delle imprese, sono necessari circa 99 giorni di tempo. È risaputo che paghi con un ritardo che non ha eguali nel resto d’Europa. Stando ad alcuni recenti dati Istat e del Ministero dello Sviluppo Economico, emerge che:
- situazione peggiore al Sud e Centro Italia, rispettivamente: 114 e 108 giorni di ritardo nei pagamenti;
- tempi nella media per il Nord Ovest e Nord Est, rispettivamente: 89 e 86 giorni di ritardo nei pagamenti;
- nel complesso, si tratta di 12,9 milioni di fatture totali, pari a un importo medio di circa 5.500 euro e un totale di oltre 71 miliardi.
Oltre questi dati, risultano significativi anche i dati relativi ai cosiddetti enti virtuosi “veri”. Si identificano in quelle imprese che pagano entro i limiti di legge, cioè in media in 20 giorni. Rappresentano, però, solo il 13,4% della spesa complessiva. Inoltre, per questa specifica categoria, l’importo medio della fattura è di 11.196 euro. Invece, quello degli altri enti – che in media pagano dopo 141 giorni – la fattura media scende a 5.111 euro. Ma chi ne soffre in particolare? A subire tempi di pagamento irragionevolmente lunghi, sono principalmente le piccole imprese italiane.
Le stesse imprese di piccole dimensioni che lavorando per la PA si sono ritrovate coinvolte dallo split payment, ovvero dalla scissione del pagamento dell’IVA. Per questo meccanismo, chiaramente volto a contrastare l’evasione fiscale, hanno dovuto anticipare alle casse dello Stato 5,8 miliardi di euro. La stessa Amministrazione finanziaria, ha introdotto delle misure per accelerare il recupero crediti.
Una precisazione: mentre le grandi aziende non brillano in puntualità nei pagamenti – solo il 13,8% rispetta le scadenze – le microimprese si rivelano le più puntuali, con il 37% che paga alla data di scadenza.
Recupero crediti: quanto costa alle imprese?
Il mancato pagamento dei crediti costa alle imprese, specie quelle più piccole, attorno ai 10 miliardi di euro l’anno. Si tratta di un importo che le aziende devono accollarsi per far fronte alla mancanza di liquidità derivante dal ritardo nell’incasso delle fatture. Una situazione di questo genere, peraltro molto diffusa in Italia, costringe numerose aziende a ricorrere a prestiti bancari per finanziare la propria attività. A ciò, bisogna anche includere anche i costi da sostenere quando è necessario rivolgersi a un legale o ad una società di recupero crediti.
Complessa e drammatica la situazione riguardante le imprese che lavorano con la PA italiana. Sostanziale la differenza rispetto ai Paesi concorrenti. Questi i dati alla mano, facendo riferimento ad alcune ricerche effettuate dall’Unione Europea:
- Italia: i pagamenti vengono saldati dopo 180 giorni (ritardo medio, in base ai termini contrattuali di 90 giorni);
- Francia: i pagamenti vengono saldati a 64 giorni;
- Regno Unito: i pagamenti vengono saldati a 47 giorni;
- Germania: i pagamenti vengono saldati a 35 giorni.
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