Rinuncia all’eredità: cos’è e qual è il costo?

Ci sono molte ragioni per cui potresti prendere la decisione di rinunciare a un’eredità. Forse ti trovi di fronte a un patrimonio ereditario che è gravato da debiti, o forse ci sono altre considerazioni familiari o economiche che ti spingono a fare questa scelta. In questo articolo, esamineremo i vari motivi per cui potresti considerare di rinunciare all’eredità, fornendo tutte le informazioni essenziali necessarie per prendere una decisione informata.
INDICE:
- Cos’è la rinuncia all’eredità?
- Come si fa a rinunciare all’eredità?
- Quali documenti servono per la rinuncia all’eredità?
- Chi subentra in caso di rinuncia all’eredità?
- Qual è il termine per rinunciare all’eredità?
- Quanto costa rinunciare all’eredità?
- Quando non si può rinunciare all’eredità?
- Quando conviene fare un atto di rinuncia all’eredità?
Cos’è la rinuncia all’eredità?
La rinuncia all’eredità serve a manifestare la volontà di non accettare il patrimonio del de cuius. In questo modo, il chiamato resta estraneo alla successione e nessun creditore può rivalersi su di lui per il pagamento dei debiti ereditari. La dichiarazione di rinuncia è un atto solenne in forma scritta reso di fronte ad un notaio oppure al cancelliere del tribunale.
Deriva da una scelta libera che, per essere considerata valida, non può essere sottoposta a condizioni o termini, né si può ottenere una rinuncia parziale. Inoltre, la rinuncia è revocabile entro 10 anni dall’apertura della successione, fermo restando che i chiamati successivi non abbiano accettato l’eredità rinunciata.
Come si fa a rinunciare all’eredità?
Ai sensi dell’articolo 519 del codice civile “la rinunzia all’eredità deve farsi con dichiarazione, ricevuta da un notaio o dal cancelliere del tribunale del circondario in cui si è aperta la successione, e inserita nel registro delle successioni”. Quando si intende procedere con la dichiarazione presso la cancelleria del tribunale, il tribunale competente è quello nel cui circondario si trovava l’ultima residenza in vita del defunto.
Devono essere presenti al momento in cui si presenta la dichiarazione i dichiaranti ed entrambi i genitori del minore che deve rinunciare all’eredità. La dichiarazione, una volta resa, viene registrata dal cancelliere o dal notaio presso il registro delle successioni.
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Certificato estratto copia integrale atto di morteQuali documenti servono per la rinuncia all’eredità?
Per procedere con la dichiarazione, il tribunale competente è quello in cui si trovava l’ultima residenza del defunto. È necessario inoltre presentare i documenti che seguono:
- la carta d’identità e il codice fiscale dei dichiaranti;
- il codice fiscale del de cuius;
- se ci sono minori, tutelati o amministrati una copia conforme dell’autorizzazione del giudice tutelare;
- una copia conforme del testamento (quando presente);
- il certificato di morte.
La dichiarazione, successivamente, sarà registrata a cura del cancelliere o del notaio presso il registro delle successioni.
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Chi subentra in caso di rinuncia all’eredità?
In caso di rinuncia all’eredità al soggetto rinunciante subentrano i figli o discendenti, in base al principio di rappresentazione (art. 467 del Codice Civile). Per chi ha figli minorenni, inoltre, la rinuncia comporta il subentro degli stessi nella sua quota ereditaria. Se, quindi, la rinuncia è avvenuta per la sussistenza di debiti del defunto, questi si riverseranno sui figli del rinunciante. Anche i figli possono effettuare la rinuncia, ma se sono minorenni sarà richiesta un’autorizzazione da parte del giudice tutelare.
Qual è il termine per rinunciare all’eredità?
Bisogna fare la rinuncia entro 10 anni dall’apertura della successione per poter essere valida. L’unico caso in cui la decorrenza di tale termine può essere differita è quello in cui la delazione non corrisponde all’apertura della successione. In questa circostanza, per l’appunto, il termine decorre da quando si verifica la delazione. Non è inoltre possibile rinunciare all’eredità nei seguenti casi:
- quando il chiamato all’eredità possiede i beni ereditari e non ha fatto l’inventario entro 3 mesi dall’apertura della successione,
- quando il chiamato all’eredità che possiede i beni ereditari non dichiara di rinunciare all’eredità entro 40 giorni dall’esecuzione dell’inventario,
- se il chiamato all’eredità ha sottratto o nascosto beni dell’eredità stessa.
Quanto costa rinunciare all’eredità?
I costi per rinunciare all’eredità variano a seconda che si proceda ad effettuare la dichiarazione presso un notaio o presso il tribunale. Presso il notaio, infatti, il costo sarà più alto in quanto si aggiungerà al pagamento delle imposte il compenso del professionista. In ogni caso sono fissi gli importi da pagare per:
- l’imposta di registro di 200 euro da versare con il modello F23;
- imposta di bollo e diritti di copia con un importo reso noto il giorno in cui si effettua la dichiarazione.
Quando non si può rinunciare all’eredità?
La rinuncia all’eredità diviene impossibile in determinati casi secondo quanto stabilito dall’articolo 485 del Codice civile. Il primo caso si configura quando il potenziale erede, pur essendo in possesso dei beni del defunto, non procede con l’inventario entro 3 mesi dal decesso o non dichiara la volontà di rinunciare all’eredità entro 40 giorni dall’inventario. È compito del creditore dimostrare che l’erede era effettivamente in possesso dei beni ereditati per agire legalmente contro di lui.
La seconda ipotesi che impedisce la rinuncia si verifica quando l’erede compie azioni che implicano l’accettazione tacita dell’eredità. Queste azioni includono la vendita di beni del defunto, il prelievo dal suo conto corrente, la riscossione dei suoi crediti (come il canone d’affitto), il pagamento dei suoi debiti con il suo denaro, l’appropriazione di un immobile a suo favore o la locazione di un suo immobile.
In entrambi i casi, l’accettazione tacita dell’eredità rende l’erede responsabile dei debiti lasciati dal defunto in proporzione alla percentuale di eredità ricevuta. Pertanto, il chiamato si considera erede puro e semplice e non può più rinunciare alla successione.
Quando conviene fare un atto di rinuncia all’eredità?
Quando una persona muore, gli eredi possono decidere se accettare l’eredità puramente, con beneficio di inventario o rinunciarvi, al fine di evitare di dover assumere i debiti del defunto con il proprio patrimonio.
In caso di accettazione pura e semplice, il patrimonio del defunto si mescola con quello dell’erede. Se il defunto non ha debiti e l’eredità è redditizia, è conveniente accettarla puramente e semplicemente o tacitamente, disponendo dei beni ereditati. Se, invece, il defunto aveva molti debiti e pochi o nessun bene, è preferibile rinunciare all’eredità.
Nel caso di parenti in linea retta (padre-figlio, ecc.) o in linea collaterale (fratelli – nipoti, ecc.), se uno rinuncia all’eredità, subentra il suo figlio e così via all’infinito. Pertanto, tutti i parenti dovranno rinunciare all’eredità del defunto (figli, nipoti, ecc.). Se uno di questi soggetti è minore di età, per rinunciarvi ha bisogno dell’autorizzazione del giudice tutelare che difficilmente la concederà, a meno che non si dimostri che l’eredità è passiva e la rinuncia è necessaria o utile per il minore.
Se non si conosce il patrimonio del defunto e si desidera evitare il rischio di assumere i suoi debiti o rinunciare a un’eredità redditizia, si può optare per l’accettazione con beneficio di inventario. Questa deve avvenire entro 3 mesi dalla morte del defunto se l’erede è in possesso dei beni ereditari, o entro 10 anni se non lo è.
Successivamente, entro 3 mesi dall’accettazione, si dovrà redigere un inventario completo di tutti i beni, crediti, debiti, ecc., facenti parte del patrimonio del defunto. È importante considerare i costi delle diverse soluzioni, poiché l’inventario può essere costoso se il patrimonio del defunto è consistente.
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